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ADHD e fame emotiva: cosa succede nel cervello e perché il cibo diventa un regolatore emotivo

Dec 21, 2025
ADHD e fame emotiva: perché il cibo diventa un regolatore emotivo

Impulsività, difficoltà di autoregolazione, vulnerabilità allo stress. Nelle persone con ADHD questi elementi possono accendere la fame emotiva, trasformando il cibo in un regolatore interno. Ecco cosa ci dice la scienza e come possiamo ritrovare equilibrio.

 

Quando la mente corre e il cibo diventa una scorciatoia

Molte persone con ADHD conoscono bene questo scenario: la giornata è piena di stimoli, pensieri che saltano da un punto all’altro, difficoltà ad iniziare le attività o a portarle a termine.
Poi arriva la frustrazione.
E quasi senza rendersene conto, si finisce davanti al frigorifero.

Non è un fallimento personale. È un modo — appreso nel tempo — per calmare rapidamente un sistema interno sovraccarico.

 

Cos’è davvero l’ADHD (e cosa non è)

L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da tre dimensioni principali:

  • difficoltà di attenzione e concentrazione
  • iperattività (più interna che esterna negli adulti)
  • impulsività

Ma questa è solo la superficie.
Oggi sappiamo che l’ADHD riguarda soprattutto la regolazione dell’attenzione, delle emozioni e della motivazione, non l’incapacità di “stare concentrati”.

Il sistema nervoso delle persone con ADHD è più sensibile agli stimoli, meno efficiente nel filtrare le informazioni e più vulnerabile alla frustrazione

Le funzioni esecutive — quelle che ci aiutano a iniziare, organizzare, pianificare, tollerare l’attesa — richiedono più energia.

Per questo l’ADHD non è pigrizia, non è disorganizzazione cronica, non è mancanza di volontà.
È un diverso modo di funzionare, che coinvolge intensamente corpo, mente ed emozioni.

Ed è proprio questo funzionamento a rendere più probabile la fame emotiva.



Impulsività e bisogno di gratificazione immediata

Una delle caratteristiche chiave dell’ADHD è la tendenza a cercare sollievo immediato quando cresce il disagio interno.
Il cervello fatica a rimandare la gratificazione e a “fare spazio” all’emozione spiacevole.

Gli alimenti ad elevata appetibilità — ricchi di zuccheri, grassi o sale — attivano in pochi secondi il sistema dopaminergico della ricompensa.
Ecco perché diventano una via rapida per diminuire tensione, noia, irritazione o senso di confusione.

È lo stesso meccanismo che abbiamo esplorato parlando di sforzo e motivazione nell’articolo motivazione e fame emotiva.

 

Quando lo sforzo crolla e la fame emotiva si accende

In chi vive con ADHD, le funzioni esecutive — iniziare, organizzare, pianificare, sostenere un compito — richiedono un impegno costante.
Quando l’energia mentale si esaurisce, arriva il blocco: procrastinazione, evitamento, irritazione.

È proprio in questi momenti che la fame emotiva diventa più probabile: il cibo appare come un “interruttore” rapido per spezzare la tensione.

Questo meccanismo è approfondito anche nell’articolo procrastinazione e fame emotiva.

 

Il giudizio interiore: la ferita che amplifica il bisogno

Molte persone con ADHD riportano un’altra esperienza comune: sentirsi inadeguate, “sbagliate”, sempre un passo indietro.
Questa sensibilità al giudizio nasce spesso da anni di critiche, correzioni o aspettative rigide.

Vergogna e autocritica sono due fattori che alimentano potentemente la fame emotiva: il cibo diventa un anestetico emotivo immediato.

È un tema molto vicino ai processi descritti nell’articolo
perfezionismo e fame emotiva.

 

Cosa succede davvero nel cervello

La ricerca neuroscientifica mostra che nelle persone con ADHD il sistema dopaminergico funziona in modo diverso:

  • la motivazione fluttua più facilmente 
  • l’attenzione richiede più energia
  • la frustrazione è meno tollerabile
  • l’impulso è più difficile da contenere

Nei momenti di stress, queste vulnerabilità convergono. Il cervello, per ritrovare equilibrio, sceglie scorciatoie rapide. Il cibo è una delle più immediate.

In questo senso, la fame emotiva non è altro che una strategia di autoregolazione: funziona nel breve termine, ma non aiuta a sciogliere la causa profonda.

 

La Mindfulness come spazio per scegliere

La Mindfulness, in questo quadro, non è controllo né disciplina.
È un allenamento gentile alla presenza che ci aiuta a: 

  • riconoscere l’impulso nel corpo
  • fare spazio alla tensione senza esserne travolti
  • creare un intervallo tra bisogno e gesto

Studi recenti suggeriscono che pratiche basate sul respiro, sull’interocezione (percezione interna) e sull’osservazione non giudicante migliorano la regolazione emotiva e riducono le risposte impulsive.

Per chi convive con l’ADHD, questo significa costruire gradualmente un modo diverso di stare nel momento, dove la scelta torna possibile.

 

Un altro modo di raccontarsi

Quando parliamo di ADHD e fame emotiva rischiamo di ridurre tutto ai comportamenti da correggere.
Ma dietro quei momenti in cui cerchiamo conforto nel cibo c’è spesso molto di più: la fatica di reggere il ritmo del mondo, la sensazione di essere sempre in rincorsa, il timore di non farcela.

La fame emotiva non racconta un difetto, racconta un bisogno.
E comprenderlo cambia completamente il modo in cui ci rapportiamo a noi stessi.

Quando iniziamo a vedere l’impulso non come un nemico ma come un segnale, il cibo smette di essere l’unico rifugio possibile.
Si apre un piccolo spazio nuovo — un luogo in cui osservare ciò che accade dentro, invece di esserne trascinati.

La Mindfulness ci accompagna proprio lì: in quello spazio dove possiamo ascoltare senza giudizio, respirare nella tensione e scoprire che un’altra risposta è possibile.
È da qui che nasce un rapporto più libero con il cibo e, soprattutto, con la nostra storia.

 

Riferimenti scientifici

  1. Nazar BP et al. (2014). The overlap of ADHD and binge eating behaviors. CNS Spectr.
  2. Volkow ND et al. (2009). Motivation deficit in ADHD and dopamine reward pathway. JAMA.
  3. Cortese S. (2020). Emotional dysregulation in ADHD. J Clin Psychiatry.
  4. Katterman SN et al. (2014). Mindfulness meditation as an intervention for binge eating. Eat Behav.