Motivazione e fame emotiva: perché lo sforzo viene prima della gratificazione
Nov 23, 2025
Tendiamo a credere che serva la motivazione per agire. Le neuroscienze dicono il contrario: è l’azione — soprattutto quella che richiede sforzo — a generarla. E imparare a sostenerla, invece di cercare gratificazioni immediate, è una delle chiavi per uscire dalla fame emotiva.
Aspettare la voglia di cambiare è una trappola
Siamo abituati a pensare che la motivazione debba precedere l’azione: che prima “ci venga voglia”, e solo dopo potremo muoverci.
Ma la realtà, e la scienza, ci dicono il contrario.
La motivazione segue l’azione che richiede sforzo, non la precede. È l’impegno stesso ad attivare nel cervello il rilascio di dopamina — la sostanza che ci fa sentire gratificati e spinti a continuare.
Quando rimandiamo qualcosa in attesa di sentirci motivati, restiamo imprigionati in una trappola simile a quella descritta in
Procrastinazione e fame emotiva: la paura che ci blocca e ci spinge al cibo
L’illusione che prima debba arrivare la spinta giusta per agire. Ma quella spinta nasce solo dopo aver iniziato.
Il meccanismo dopaminico: la ricompensa arriva dopo
La dopamina non è soltanto la “molecola del piacere”: è il neurotrasmettitore che ci spinge all’azione e ci sostiene nello sforzo.
Come spiegano John Salamone e Mercè Correa, tra i maggiori studiosi della motivazione, la dopamina non serve a “godere” della ricompensa, ma a perseguirla. Il suo rilascio aumenta quando ci impegniamo in un compito difficile, non quando riceviamo il premio (Neuron, 2012).
Ricerche successive condotte da Westbrook e Braver (Cognitive, Affective & Behavioral Neuroscience, 2015) hanno confermato che i circuiti dopaminergici si attivano proprio durante lo sforzo, sostenendo la perseveranza e la capacità di rimandare la gratificazione.
In altre parole, la motivazione nasce dall’azione stessa. È l’aver cominciato — non il sentirsi pronti — a generare l’energia necessaria per continuare.
Dalla fame di gratificazione alla forza di restare
Chi soffre di fame emotiva conosce bene l’impulso opposto: cercare una gratificazione immediata per allontanare lo stress, la fatica o il disagio. È il riflesso che ci porta verso i cibi dolci e confortanti, come raccontiamo in
Perché sotto stress preferiamo i cibi dolci
Ma se vogliamo davvero liberarci da questo meccanismo, dobbiamo imparare a differire la gratificazione: non fuggire dal disagio, ma restarci dentro con consapevolezza.
Il segreto è spostare il focus: non aspettare di sentirsi pronti, ma cominciare.
È solo attraversando la fatica che il cervello impara a fidarsi di nuove abitudini, e a sostituire il bisogno di compensazione con il piacere più profondo di una coerenza ritrovata.
Agire anche senza voglia
Aspettare la motivazione giusta è come aspettare che il mare si calmi per imparare a nuotare.
Per smettere di usare il cibo come sedativo, non serve aspettare di avere voglia di cambiare: serve agire, anche quando non ne abbiamo voglia.
L’azione coerente, ripetuta nel tempo, accende la motivazione autentica, quella che nasce dal sentirsi in cammino verso un senso di libertà.
Agire senza voglia non è mancanza di autenticità, ma un atto d’amore verso sé stessi. È la scelta di non restare prigionieri della spinta immediata, di non dipendere più da ciò che consola ma svuota. È la decisione di sostenere lo sforzo necessario a cambiare rotta, passo dopo passo, fino a sentire che la nostra energia — e la nostra vita — si muovono di nuovo nella direzione giusta.
Ogni volta che non assecondiamo la “tentazione” del sollievo immediato e scegliamo di restare presenti, stiamo allenando il cervello alla libertà. E poco a poco scopriamo che la motivazione, quella vera, non è uno stato d’animo da aspettare, ma un muscolo da esercitare.
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Riferimenti scientifici
- Salamone, J. D., & Correa, M. (2012). The Mysterious Motivational Functions of Mesolimbic Dopamine. Neuron.
- Westbrook, A., & Braver, T. S. (2015). Cognitive effort: A neuroeconomic approach. Cognitive, Affective, & Behavioral Neuroscience.
NIN (2023). How dopamine regulates both learning and motivation. Netherlands Institute for Neuroscience.