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Non riesco a mangiare ciò che amo senza mangiare troppo!

fame emotiva rossella messina Dec 02, 2020
Breaters_Non riesco a mangiare ciò che amo senza mangiare troppo!

Una volta mi trovavo in un monastero buddista vicino Londra, chiamato Amaravati. Durante il tè del pomeriggio un monaco stava raccontando la sua esperienza con il cibo

Quando entrano in monastero i monaci sono tenuti a osservare la regola del mangiare soltanto prima di mezzogiorno. Colazione e pranzo, e poi digiuno fino al giorno seguente. È uno dei precetti che i monaci appartenenti a questa specifica tradizione sono tenuti a seguire. 

Quella di Amaravati è una comunità piuttosto grande, e i pranzi sono invitanti. Principalmente a base di verdure e legumi, ma cucinati in modo delizioso e profumato, e alla fine c’è anche una selezione di dolci. Molto spesso sono i laici che offrono questi cibi, come una ‘coccola’ per i monaci. 

 

Un debole per i dolci

Questo monaco aveva un debole per i dolci, tanto che sapeva di dover stare attento, per non riempire troppo la sua ciotola di sostanze zuccherine. Avrebbe poi avuto difficoltà a rimanere vigile per la meditazione seguente.  (Su questo argomento leggi anche: Food craving: da cosa dipende l'inarrestabile voglia di cibo.

Uno stratagemma per non eccedere con i dolci

Ci raccontava che per evitare di mangiare troppi dolci riempiva la ciotola all’inizio con insalata e verdura, così non rimaneva posto per molto altro (i monaci mettono tutto il cibo in un'unica ciotola). 

“Forse un giorno riuscirò a regolarmi”. Ci disse, ridendo. Spesso un pezzo di deliziosa torta inglese finiva comunque nella sua ciotola. 

Il monaco comunque non sembrava preoccupato al riguardo, perché non era ossessionato dai dolci.  Semplicemente conosceva e riconosceva la sua debolezza, e non era troppo severo nel giudizio con se stesso. La maggior parte di noi non ha ancora un livello di consapevolezza così sviluppato, per questo motivo quando ci troviamo di fronte a ciò che ci piace, e sentiamo il solito impulso potente, e ricadiamo negli stessi schemi di sempre. 

Ma allora come posso mangiare ciò che mi piace senza mangiarne troppo? (Su questo argomento leggi anche: Perché non riesco a smettere di pensare al cibo?

Regola 1: Non demonizzare i cibi

Liberiamoci dagli assoluti. Nessun cibo fa bene o male in assoluto, dipende sempre dalla quantità. Il problema non è la fetta di torta, ma la torta intera.

Probabilmente ci sono alcuni cibi di cui è meglio liberarsi, o è meglio cercare di sostituire con qualcos’altro. Un esempio per tutti, le bevande gassate. Io per esempio non bevo alcolici, quindi quando esco con gli amici l’unica cosa che prendo è una cola senza calorie, e il sapore mi piace anche. Per questo, dipende tutto dalle situazioni e non ci sono assoluti. 

È lo stesso motivo per cui tutte le diete che vanno di moda, che privano di questo o di quello, a lungo andare sono insostenibili. Bisogna poter mangiare tutto.

 

Regola 2: No a diete restrittive

È importante farsi sempre seguire da un nutrizionista che ci aiuti a costruire una dieta adatta a noi. Diete ipocaloricheeccessive restrizioni, a lungo andare potrebbero riportarci a desiderare grandi quantità dei nostri cibi preferiti.

(Su questo argomento leggi anche: Come tenere sotto controllo il desiderio di abbuffarsi)

Se abbiamo abituato il nostro corpo in un certo modo per molto tempo, dobbiamo dargli modo di cambiare in maniera graduale.

 

Regola 3:  La consapevolezza del valore del cibo

Il consumismo di massa con i supermercati pieni di migliaia di prodotti non ci fa apprezzare abbastanza il valore del cibo, perchè oggi è tutto a portata di mano e a basso costo. 

Ma la consapevolezza ci offre la grande possibilità di capire, come ci ricorda Thich Nhat Hahn, nel suo libro ‘Mangiare con consapevolezza’.  

“Con un pochino di consapevolezza puoi vedere da dove proviene il pane che mangi. Non è piovuto dal nulla: viene dai campi di grano e dal duro lavoro, viene dal panificatore, dal distributore e dal rivenditore. Ma il pane è altro ancora: il campo di grano ha bisogno di nuvole e di luce solare; dunque in quella fetta di pane ci sono le nuvole, c’è la fatica del contadino, la gioia di aver prodotto la farina, l’arte del panettiere; solo allora — miracolo! — ecco il pane. L’intero universo ha concorso a far sì che tu possa avere in mano quel pezzetto di pane.

Per raggiungere questa visione profonda non occorre impegnarti a fondo: basta smettere di lasciare che la mente ti travolga con preoccupazioni, pensieri e progetti.”