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Food craving: da cosa dipende l’inarrestabile voglia di cibo

fame emotiva massimo tomassini Nov 06, 2020
Breaters_Food craving: da cosa dipende l’inarrestabile voglia di cibo

La voglia di cibo è oggetto di numerosi studi scientifici.

Anche le neuro-scienze si sono cimentate con questo problema: un recente rapporto scientifico della rivista Nature, ad esempio, riferisce che le aree cerebrali più interessate sono quelle della regione fronto-parietale e il cerebellum. 

 

Il cervello e il desiderio di cibo: cosa dicono le neuroscienze?

Ma le neuroscienze non sono sole; se volessimo consultare la letteratura prodotta dagli psicologi di diverse tendenze scopriremmo una immensa quantità di osservazioni e teorie. 

Troveremmo molto anche nella letteratura e nella sociologia. Ma fino a che punto può interessarci tutto ciò?  Non è più importante fare noi stessi le scoperte importanti su cosa accade nel nostro corpo e nella nostra mente (due realtà che di fatto sono una sola) quando siamo assaliti da una inarrestabile voglia di cibo?

Su questo argomento leggi anche: Ascoltarsi durante i pasti mette al riparo dalla fame emotiva. 

 

Un viaggio alla scoperta di noi stessi


La mindfulness praticata secondo l’approccio Breaters può aprirci una strada molto valida per queste scoperte. In un certo senso possiamo diventare gli studiosi di noi stessi, senza seguire teorie o prescrizioni.  Quello che dobbiamo fare è focalizzarci sulle nostre sensazioni e stati mentali. Anche a partire da ciò che ha sede direttamente nel corpo.  

Dalle tante, piccole e semplici, osservazioni che faremo attraverso la pratica della consapevolezza potremo giungere alla conoscenza di fenomeni che sono allo stesso tempo molto familiari ma anche poco conosciuti.  

 

Possiamo imparare a conoscere noi stessi attraverso il corpo

Questi fenomeni ci sono familiari perché il corpo è la “cosa” con cui viviamo da sempre e con cui vivremo fino alla fine. Ma ci sono anche sconosciuti perché in genere affrontiamo questi fenomeni attraverso schemi e condizionamenti stabilizzati nel tempo e che non sono funzionali alla nostra evoluzione.

 

Consapevolezza è conoscersi dall’interno

La pratica della consapevolezza tende a superare la barriera dell’ignoranza di noi stessi, a avvicinarci ai fenomeni autentici che hanno luogo nel corpo in ogni istante, così come sono. Se arriveremo a una familiarizzazione autentica con essi potremo liberarcene, senza terapie, senza farmaci, senza diete restrittive.

 

Pratica di consapevolezza e voglia di cibo 

Rispetto alla voglia di cibo – come per tanti altri aspetti della nostra vita – la pratica funziona come un faro che accendiamo e che ci aiuta a vedere quale ne è l’origine nella mente-corpo. 

Alcuni esercizi di consapevolezza più direttamente indirizzati alla dimensione corporea possono contribuire a conoscere davvero cosa ci accade quando siamo investiti dall’onda della voglia di cibo

È molto probabile, ad esempio, che anche la pelle sia coinvolta nell’onda della voglia di cibo. Ci hai mai riflettuto? Ogni fenomeno è un segnale…

 

Riconoscere i segnali del corpo

Quando il desiderio di cibo emotivo si innesca forse perfino la pelle potrebbe, per esempio, subire una certa tensione superficiale, o un senso di calore, o al contrario di freddo. 

O molte altre sensazioni. Cosa accade alla pelle? E a qualsiasi altra zona del corpo che sia coinvolta in ciò che chiamiamo genericamente “desiderio di cibo”. 

Comprenderlo può essere un primo step importante.

 

Sviluppare un’osservazione più sottile

Successivamente ci si potrà concentrare su tutto ciò che sta tra la pelle e le ossa (muscoli, tendini, nervi, organi interni); e addirittura sulle ossa stesse.

Sarà facile scoprire che c’è una parte investita più di tutte le altre dalla voglia di cibo: lo stomaco, che invia sensazioni forti perché vuole essere riempito. Ma anche altre parti del corpo possono essere sotto “pressione”. 

 

Ogni segnale è importante

Ad esempio, la bocca che secerne saliva. Ma forse anche il cuore che batte più veloce. Non basterà dire che questo tipo di sensazioni (ne esistono tantissime) sono più o meno forti o diffuse. 

Faremo grandi passi in avanti se proveremo ad avvicinarci,  a sentirle fino in fondo, anche se sono dolorose, percorrendo e esplorando tutto il corpo dalla testa ai piedi. 

 

Si parte dall’osservazione consapevole per disattivare l’automatismo 

Questi esercizi permettono di entrare consapevolmente nella realtà, elementare ma vera, del nostro corpo, spesso ignorata a causa di condizionamenti antichi e recenti. 

Con questo tipo di attenzione – molto semplice ma molto potente se praticata con cura – è possibile reimpostare il nostro rapporto con il corpo considerandolo nella sua unità e nella pluralità di sensazioni che possono finalmente essere conosciute e comprese.  

Il compito non sarà più “devo dimagrire” ma potrà essere “devo conoscermi”, attraverso, appunto, la consapevolezza profonda.