Disturbi alimentari lievi o sotto soglia: cosa sono, come riconoscerli e perché non vanno ignorati
Aug 17, 2025
Quando si parla di disturbi alimentari, si pensa spesso a forme gravi, visibili, “ufficiali”. Ma c’è un dolore più silenzioso che passa inosservato: quello dei disturbi alimentari lievi o sotto soglia.
Non fanno rumore. Non si vedono da fuori. Ma sanno ferire lo stesso.
Quando non hai “tutti i sintomi”, ma qualcosa dentro non va
Ci sono persone che non rientrano in nessuna diagnosi precisa. Magari non si abbuffano tutti i giorni. Magari non digiunano, o non hanno un peso così “preoccupante”.
Ma il pensiero del cibo è sempre lì. Il senso di colpa pure. Il bisogno di controllare, o di mollare tutto, arriva come un’onda. Poi passa. Poi torna.
Questi sono i disturbi alimentari sotto soglia. Non abbastanza “seri” da essere chiamati malattia. Ma troppo presenti per essere ignorati.
Nel nostro articolo “Quando abbuffarsi diventa il sintomo di un disturbo alimentare”, raccontiamo proprio questo: non serve “toccare il fondo” per meritare ascolto.
Quante persone vivono così, in una zona grigia?
Più di quante immaginiamo.
Secondo alcuni studi, tantissimi sintomi iniziano in forma leggera: piccole restrizioni, abbuffate ogni tanto, un’ossessione costante per il corpo.
E spesso non vengono riconosciuti. Né da chi li vive, né da chi sta intorno.
Uno studio italiano ha osservato che più del 40% delle ragazze nelle scuole superiori mostra comportamenti alimentari disfunzionali, ma non riceve aiuto. Perché “non è niente di grave”. Perché “passerà da solo”.
Ma non sempre passa.
Perché è importante non aspettare
- Perché anche un disagio piccolo può pesare tanto. Quando il rapporto con il cibo è pieno di tensione, di vergogna, di senso di fallimento… non è mai una cosa da poco.
- Perché spesso è solo l’inizio. Molti disturbi più gravi cominciano così, in sordina. E poi crescono, nel silenzio.
- Perché non c’è bisogno di arrivare a stare malissimo per chiedere aiuto. In Breaters, tante persone ci dicono: “Pensavo di esagerare, ma poi ho capito che non ero sola”. Ecco. Non sei sola.
- Perché il dolore invisibile è il più difficile da spiegare, ma non per questo è meno reale.
I segnali da non sottovalutare
- Mangiare in modo compulsivo ogni tanto, ma sentirsene sempre in colpa.
- Alternare momenti di rigido controllo ad altri di perdita di controllo.
- Pensare al cibo, al peso, alla forma del corpo quasi tutto il giorno.
- Evitare situazioni sociali per paura di mangiare o farsi vedere.
- Sentire di non avere un problema “vero”, ma non riuscire a vivere serenamente.
Nel nostro articolo “Come vincere le abbuffate con la gentilezza”, invitiamo proprio a cambiare prospettiva: non serve giudicarti, serve iniziare a trattarti con più cura.
Se ti riconosci anche solo un po’, non rimandare
Non aspettare che diventi peggio. Non aspettare di meritarti aiuto.
Il tuo dolore merita attenzione anche se non ha un nome preciso.
Anche se nessuno se ne accorge. Anche se continui a dire a te stessa che “in fondo va bene così”.
Nel nostro articolo “La depressione e i disturbi alimentari sono correlati”, raccontiamo quanto sia profondo il legame tra emozioni e cibo. Anche quando non si vede.
Le cose possono cambiare
Cominciare a parlarsi con più rispetto.
Riconoscere quei segnali che il corpo ci manda.
Dare spazio a quel disagio che chiede solo di essere visto.
Sono piccoli passi. Ma valgono tanto.
I disturbi alimentari sotto soglia non sono meno veri. Sono solo più silenziosi.
E per questo, hanno ancora più bisogno di voce.