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Chi è il mangiatore compulsivo: come riconoscerlo

fame emotiva giorgio serafini prosperi Jul 17, 2020
Breaters_Chi è il mangiatore compulsivo: come riconoscerlo

Chi è il mangiatore compulsivo? Quali sono i motivi che lo portano a mangiare in modo eccessivo? Il fattore emotivo sicuramente contribuisce a questa forma di poco affetto che, alcuni di noi, potrebbero avere nei confronti del proprio corpo. Ma non è soltanto questo che ci porta a non prenderci cura della nostra persona. In questo articolo e nei prossimi che leggerai, il nostro intento sarà quello di aiutarti ad amare te stesso e a controllare le tue emozioni.


Identikit di un mangiatore compulsivo

So bene cosa significhi mangiare in modo compulsivo, l’ho fatto per quarant’anni al prezzo di una grande sofferenza. Per il mangiatore compulsivo non esiste la fame, esiste il cibo, il desiderio del cibo. 
Cibo che conforta, cibo che placa l’ansia, cibo che fa compagnia, cibo che dà piacere. Cibo croce e delizia, ora compagno inseparabile, ora nemico irriducibile. Per il mangiatore compulsivo il cibo, il piacere del cibo, è spesso l’antidoto all’angoscia del vivere. Il piacere sensoriale che il cibo fornisce è scambiato per un “antidolorifico dell’anima”.

Per un approfondimento, leggi anche l'articolo "Perché non riesco a smettere di pensare al cibo?".

La realtà è che la fame emotiva è totalmente indipendente dalla sfera della volontà, oltre a non avere alcuna logica. Infatti, dal punto di vista razionale, sappiamo benissimo che usare il cibo in questa maniera non ci porterà niente di buono, eppure non riusciamo a smettere. Perché?

  • Abbiamo paura delle nostre emozioni
  • Ma il cibo che c’entra? 
  • Ecco perché scambiamo per fame ciò che fame non è 
  • Una soluzione diversa
  • Fare pace con le emozioni

Abbiamo paura delle nostre emozioni

La fame emotiva nasce in un’area del cervello che non è la stessa della volontà. Ne è responsabile l’amigdala, il “centro di controllo” delle emozioni, l’area che regola gli istinti primari, per intenderci, e anche quella che rielabora il nostro vissuto emozionale sulla base dei ricordi o delle esperienze (spesso traumatiche) acquisite.

Ma il cibo che c’entra?

Le emozioni ad alto impatto, come la paura, ad esempio, risuonano nel corpo a livello dello stomaco o dell’intestino.  Non si tratta solo delle emozioni “negative”, ma di tutte le emozioni ad alto impatto. Quando ci innamoriamo – ecco un altro esempio – ci si stringe lo stomaco. Sono davvero tante le emozioni che trovano spazio in quell’area ed è facile confonderle con la fame. Mettiamoci pure che la digestione di particolari cibi, come gli zuccheri, dopo il picco di piacere sensoriale, genera un senso di piacevole calma, e il gioco è fatto.

Ecco perché scambiamo per fame ciò che fame non è

Quando si innesca una situazione che provoca in noi uno stress, si produce un senso di allarme che dà luogo a una sensazione che abbiamo imparato a scambiare per fame, ma che non ha nulla a che vedere con la fame fisica. Infatti, mentre la fame fisica può essere soddisfatta, e si esaurisce con la sazietà, la fame emotiva ignora il senso di sazietà. Deve esserci tanto cibo quante sono le emozioni da “combattere” o da cercare di silenziare. E Il cibo come antidolorifico emotivo funziona benissimo, è questo il punto.

Una soluzione diversa

Abbiamo sempre pensato che per trovare l’equilibro nella nostra relazione col cibo sarebbe bastato che un bravo nutrizionista o un dietologo ci desse un piano alimentare adatto a noi. Ma questa è una soluzione parziale. Se non siamo in grado di “gestire” l’assenza di cibo nei momenti di perturbazione emotiva non andremo lontano. Non è forse così che si infrangono i propositi di dieta, quando si smarrisce l’entusiasmo iniziale, o quando le pressioni esterne aumentano d’intensità?

Fare pace con le emozioni

Risulterà molto difficile riuscire a “dominare” l’impulso a consumare cibo emotivo finché non ci occuperemo di sviluppare accoglienza e tolleranza nei confronti di ciò che ci spinge a proteggerci col cibo assunto, appunto, come lenitivo, come antidolorifico. La strada da fare quindi è molto diversa da quella che siamo soliti immaginare.

L’uso del cibo è solo una strategia di aggiramento dello stress dovuto alle emozioni ad alto impatto. Per avere risultati diversi possiamo cominciare ad agire sul fare pace con noi stessi e con le emozioni che proviamo.

Questo è il campo della Mindfulness, della meditazione applicata alla consapevolezza profonda (leggi anche "Perché la mindfulness può farti dimagrire?"). Perché chi copre la propria sofferenza col cibo ha bisogno di curare la propria sofferenza emotiva, non di investire tutta la propria energia nel cercare di controllare il cibo.