Cos’è davvero il mindful eating: significato, benefici e perché non è una dieta
Sep 28, 2025
Mindful eating non è una dieta, ma un modo di trasformare il rapporto con il cibo. Scopri cos’è davvero, i benefici e come iniziare a praticarlo.
Mindful eating: moda o pratica trasformativa?
Negli ultimi anni il termine mindful eating è diventato popolare, ma spesso viene travisato: c’è chi lo confonde con il “mangiare lentamente” e chi lo presenta come una nuova dieta. In realtà, il mindful eating non ha nulla a che vedere con contare calorie o controllare rigidamente cosa e quanto mangiamo.
È piuttosto un modo di ricostruire la relazione con il cibo e con noi stessi, attraverso la consapevolezza e la gentilezza.
Mindful eating non è una dieta travestita
Molti vi si avvicinano con l’idea di dimagrire velocemente. Ma la ricerca (es. Obesity Reviews, 2014) chiarisce che l’obiettivo non è il peso, bensì la qualità del rapporto con il cibo: migliorare il binge eating o il mangiare emotivo.
Per capire meglio questo punto puoi leggere anche Ti premi con il cibo? Ecco quello che non sai sulla fame emotiva dove raccontiamo come il cibo venga spesso usato come regolatore emotivo.
Cosa significa davvero mindful eating
Kristeller e Wolever (2011) definiscono il mindful eating come “attenzione intenzionale, momento per momento, alle esperienze legate al cibo e al mangiare, senza giudizio”.
In pratica:
- ascoltare segnali di fame e sazietà,
- riconoscere pensieri ed emozioni durante il pasto,
- distinguere tra fame fisica e fame emotiva,
- gustare il cibo con tutti i sensi.
Un approfondimento utile su questo tema è Tutto quello che non sappiamo sulla fame: come riconoscere cosa provoca in noi e ritrovare la capacità di auto regolarci, che aiuta a riconoscere i segnali della fame e della sazietà.
I benefici secondo la scienza
Gli effetti documentati negli ultimi anni sono numerosi:
- Riduzione delle abbuffate (Journal of Consulting and Clinical Psychology, Kristeller et al., 2013).
- Miglioramento della regolazione emotiva (Appetite, 2017).
- Maggiore soddisfazione dal cibo, con riduzione dell’introito calorico senza forzature (Appetite, 2016).
- Effetti digestivi positivi, grazie all’attivazione del sistema parasimpatico (Chiesa & Serretti, Psychosomatic Medicine, 2009).
Se vuoi approfondire, ti consiglio di leggere Perché sotto stress preferiamo i cibi dolci?, che esplora il legame tra ansia, stress e scelte alimentari.
Un esempio pratico
Il prossimo pasto, prendi un boccone e osservalo: sapore, odore, consistenza. Resta in ascolto di quello che senti e poniti la domanda: “È fame fisica o serve qualcosa che il pasto non può dare?”
Sono gesti semplici che possono aprire un nuovo spazio di scelta. Ne abbiamo parlato anche in Le abbuffate compulsive sono incontrollabili?, dove spieghiamo come la gentilezza possa aiutare a ridurre il senso di colpa e a ritrovare equilibrio.
In sintesi
Il mindful eating non è una moda né una dieta. È un invito gentile a trasformare il pasto in un atto di presenza, cura e ascolto. Non promette miracoli, ma offre qualcosa di più prezioso: un rapporto più autentico e sereno con noi stessi. Un boccone alla volta.
Un passo in più con Breaters
Il mindful eating non è una tecnica che si impara una volta per tutte: è un percorso che si intreccia con la vita di ogni giorno. Ci sono momenti in cui sembra facile restare presenti, e altri in cui torniamo a mangiare in automatico, spinti dallo stress o dalla stanchezza. È normale: la differenza sta nel non restare soli davanti a queste fatiche.
In Breaters lavoriamo proprio su questo: creare un contesto in cui poter rallentare insieme, ascoltare i segnali del corpo, riconoscere la fame emotiva e imparare a trattarci con più gentilezza. È lì che il mindful eating smette di essere un concetto astratto e diventa un’esperienza concreta: un boccone alla volta, sostenuti da una comunità che ci ricorda che il cambiamento è possibile.