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Quali sono e come ridurre gli episodi di abbuffate

cause e rimedi giorgio serafini prosperi Aug 01, 2020
Breaters_Quali sono e come ridurre gli episodi di abbuffate

Conosci te stesso” è ciò che era scritto nel tempio di Apollo a Delfi. L’esortazione vale ancora oggi e, a maggior ragione, è associabile ad ogni genere di compulsioni, compresa quella che riguarda l’eccesso di cibo e le difficoltà di auto regolazione. Vediamo in che senso e perché.

 

Perché mangiamo troppo? 

L’eccesso di cibo riguarda la sfera delle pulsioni e la relazione con il piacere. Ovviamente non ha a che vedere con la fame, con quella reale, ma con la necessità di riempire dei “vuoti emotivi”

Ecco perché in questo caso la massima del tempio di Delfi risulta utilissima: perché proprio nel riconoscere la vera causa del proprio disagio risiede la possibilità di smettere di abbuffarsi (leggi anche "Come tenere sotto controllo il desiderio di abbuffarsi").

 

Conoscersi, in che senso?

 Non fraintendiamo lo stimolo a conoscere noi stessi, non riguarda l’analisi delle motivazioni antiche che si spingono a usare il cibo in una certa maniera o almeno non solo. 

La psicoterapia e l’analisi possono essere degli strumenti utilissimi a ricollocare i propri vissuti e ad elaborare la propria storia personale, ma spesso non sono efficaci nel rendere inattiva la pulsione nei confronti del ciboSai perchè? 

 

Perché per ridurre lo stimolo ad abbuffarsi è necessario impare a convivere col proprio disagio mentre lo stiamo vivendo

 

E’ un’esperienza, questa, che tendiamo a non fare: “sentire” ci spaventa troppo, così ci fermiamo al di qua del “confine” delle emozioni. Del resto è per questo che un mangiatore emotivo utilizza il cibo, per lenire l’impatto delle emozioni disturbanti.

 

La via della meditazione

Per imparare a fare pace con sé stessi in uno stato di presenza (ovvero durante l'esperienza, mentre accade), non c’è niente di meglio della pratica meditativa.

Lo scopo principale della meditazione è quello di pacificarsi con l’attività della mente, che innesca quel ciclo continuo e incontrollabile di pensieri/sensazioni/emozioni che sono all’origine del disagio che conduce al cibo.

 

Perché la meditazione dovrebbe aiutarmi?

 La ragione per cui la meditazione può aiutarci a convivere meglio con le emozioni che proviamo e con gli stati d’animo ad alto impatto che ci attraversano è semplice e intuitiva. 

Non siamo abituati a farlo!

Dobbiamo imparare a conoscercnella relazione con le emozioni, mentre l’incontro accade. Quello che siamo abituati a fare di solito è di evitare il contatto con noi stessi quando ciò che si agita in noi genera una sensazione di disagio o di allarme.

È perfettamente naturale cercare di fuggire da ciò che ci provoca malessere, ma che succede quando non possiamo evitare l’incontro?

 

Imparare ad accoglierci

La soluzione sta nel creare una nuova modalità di relazione con le emozioni disturbanti. Una modalità che a prima vista può sembrare illogica, ma che invece produce in noi una “rivoluzione” benefica. Si tratta di accogliere con gentilezza e compassione ciò che proviamo e che magari ci spaventa.

 

Impariamo a conoscerci “dall’interno”

 Il conosci te stesso del tempio di Apollo, nel nostro caso, può essere tradotto così: impara ad accogliere te stessa/o accogliendo come legittimo ciò che senti e che provi.

La meditazione di consapevolezza ha esattamente questo scopo: fare pace con sé stessi

 

Placare la fame emotiva attraverso la compassione

L’azione più efficace per smettere di abbuffarsi è quella appunto di costruire uno spazio interiore di maggiore tolleranza alle pressioni emotive.

Non serve a niente cercare di soffocare o di ignorare ciò che proviamo, per quanto scomodo o disagevole sia.

 

Attenuare la reattività alle emozioni

La meditazione consente, con un po’ di pazienza e di allenamento,  di fare l’esperienza di stare a contatto con il disagio interiore in una condizione di minore reattività.  

La pratica di consapevolezza, attraverso lo sviluppo costante di una gentile tolleranza, rende possibile attenuare il senso di allarme rispetto allo stimolo percepito e ci rende abili a “dialogare” in modo più affettuoso e amorevole coi nostri stati d’animo.  

Smettendo innanzi tutto di giudicarci, e soprattutto di condannarci, per ciò che proviamo/sentiamo.

 

Eliminare le cause delle abbuffate

Siamo soliti concentrarci con maggiore vigore sugli effetti prodotti da ciò che ci mette in difficoltà anziché sul prenderci cura di ciò che ne è l’origine.

 La meditazione di consapevolezza può contribuire, come dicevamo, ad attenuare alla radice la spinta che si traduce nel cercare di soffocare e nell’ignorare, utilizzando  il “cibo emotivo” i propri vissuti disagevoli.

 

Cambiare prospettiva 

Ecco perché è senz’altro più utile mettere attenzione sull’imparare ad accogliere ed “includere” ciò che proviamo anziché cercare di sbarazzarcene o di cambiarlo. Nel secondo caso si tratta di una battaglia persa, e chiunque combatta da tempo con il cibo e con se stessa/o lo sa. 

 

Ciò che è invece importante cambiare è la prospettiva. 

Smettere di abbuffarsi è possibile, ma è qualcosa che riguarda lo sviluppo della propria capienza interiore (leggi anche "Quando abbuffarsi diventa il sintomo di un disturbo alimentare?").

Solo dopo aver messo ordine nei nostri pensieri, nelle nostre emozioni, nella nostra vita, in modo paziente e tollerante potremo affrontare con successo anche il riordino della nostra alimentazione.