Digiuno intermittente: funziona davvero o è solo un’illusione?
Oct 05, 2025
Il digiuno intermittente è oggi tra i metodi alimentari più discussi e di moda. Se ne parla ovunque: riviste, social, programmi TV. Promette dimagrimento rapido, benefici metabolici, perfino longevità. È naturale rimanerne attratti: poche regole chiare sembrano offrire la soluzione a un problema complicato.
Ma se vivi la fame emotiva, la prospettiva cambia. Perché il digiuno, invece di rafforzare la fiducia, rischia di minarla. Ciò che appare come un percorso di ordine e controllo può trasformarsi in un circolo vizioso: resistere, crollare, sentirsi in colpa. E così si resta ancora più lontani dall’ascolto autentico di sé.
Cosa dice davvero la scienza
Le evidenze non vanno ignorate. Una revisione pubblicata sul New England Journal of Medicine nel 2019 ha mostrato che il digiuno intermittente può migliorare la sensibilità all’insulina, ridurre la pressione arteriosa e favorire il calo di peso.
Sono risultati reali, ma con limiti evidenti: si riferiscono soprattutto a persone sane, motivate e seguite in contesti controllati, spesso per periodi brevi. La vita quotidiana, con i suoi carichi di stress, emozioni e solitudine, è un’altra storia.
Fame emotiva e digiuno: un binomio pericoloso
Quando il problema non è “quanto mangio” ma perché mangio, il digiuno intermittente diventa rischioso.
- Una revisione scientifica del 2023 su PubMed Central ha evidenziato che il digiuno intermittente può aumentare il rischio di comportamenti alimentari disordinati, in particolare abbuffate, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti.
- Uno studio del 2024 sul Journal of Psychosomatic Research ha rilevato un’associazione tra digiuno e aumento degli episodi di binge eating e di craving incontrollabile.
- Diversi centri clinici sottolineano come pratiche restrittive possano diventare l’innesco di condotte disfunzionali, se non si affrontano le radici emotive.
In altre parole, il digiuno può sembrare una scorciatoia, ma per chi lotta con la fame emotiva rischia di diventare benzina sul fuoco.
La gabbia del controllo
Chi sceglie il digiuno intermittente spesso racconta lo stesso copione: all’inizio c’è entusiasmo, la sensazione di aver finalmente trovato una strada chiara. La disciplina porta con sé una sorta di euforia: il corpo sembra rispondere, la mente si sente più forte, cresce la convinzione di “riuscirci”.
Ma col tempo la regola diventa rigidità. L’attenzione non è più sull’ascolto, ma sul rispettare l’orario, sul contare le ore, sul resistere al prossimo pasto. Il cibo, invece di tornare a essere nutrimento, diventa un pensiero fisso, quasi un’ossessione. E inevitabilmente arriva il crollo: un pasto saltato che diventa un’abbuffata, un momento di debolezza vissuto come fallimento.
Il circolo vizioso
Da qui parte il giro vizioso: resistere, cedere, punirsi, ricominciare. Una ruota che gira sempre più veloce e che lascia stanchi, frustrati, pieni di senso di colpa. È lo stesso schema che osserviamo nella fame emotiva: il tentativo di controllare dall’esterno ciò che nasce da un bisogno interiore.
Ecco perché non basta aggiungere un’altra regola alla lista. Non serve un nuovo “programma perfetto” da seguire. Quello che davvero interrompe il ciclo è la capacità di riconnettersi con i propri bisogni profondi, di riconoscere che dietro la spinta verso il cibo c’è spesso un’emozione non ascoltata: tristezza, noia, solitudine, ansia. È lì che comincia la libertà, non nel moltiplicare restrizioni.
La vera priorità: regolarità ed equilibrio
Prima di pratiche restrittive, serve una base solida:
- riportare regolarità nei pasti,
- distinguere fame fisica e fame emotiva,
- ricostruire fiducia nei segnali del corpo.
Sono i pilastri dell’autoregolazione, che approfondiamo in Cos’è davvero il mindful eating: significato, benefici e perché non è una dieta.
E senza questo passaggio, ogni tecnica alimentare rimane una toppa fragile. Lo spieghiamo in Perché non riesco a smettere di pensare al cibo?, dove raccontiamo come spesso ciò che ci spinge a mangiare non è la fame di nutrimento, ma di sicurezza, consolazione, presenza.
Lo ribadiamo anche in Ascoltarsi durante i pasti mette al riparo dalla fame emotiva: non conta solo cosa mangiamo, ma la qualità dell’attenzione con cui ci avviciniamo al cibo.
La prospettiva Breaters: presenza, non scorciatoie
In Breaters non demonizziamo il digiuno, ma lo vediamo per quello che è: una scorciatoia fragile. La vera libertà nasce dalla presenza, dall’equilibrio, dal prendersi tempo per ascoltare emozioni e corpo. Non da un altro schema da seguire.
Non regole esterne, ma presenza autentica
Il digiuno intermittente non è un male in sé. Ma per chi convive con la fame emotiva, rischia di trasformarsi in una trappola che amplifica il conflitto interiore.
La strada della guarigione non passa dal saltare pasti, ma dal ricostruire la relazione con sé stessi: un passo alla volta, con fiducia, consapevolezza e compassione. È lì che nasce la possibilità di scegliere davvero.