Cucinare con le 3 menti

Cucinare con le 3 menti
Quando si parla di relazione col cibo ci si sofferma quasi sempre sul consumo e lo si fa in termini di computi energetici o calorici, come se si trattasse di un’operazione aritmetica. Ci si dimentica dell’individuo, della persona, a vantaggio di una “soluzione”, appunto, impersonale.
Per instaurare un rapporto più sano con il nostro nutrimento – che non è soltanto fisico ma anche “spirituale” – è importante considerare molti altri aspetti che riguardano la scelta del cibo, la sua preparazione, la consapevolezza nell’atto di alimentarsi, l’ordine e la pulizia del luogo in cui mangiamo e molto altro.
Nel buddhismo zen sono menzionate le tre attitudini mentali che è necessario attivare in tutte le fasi della relazione col cibo: la mente gioiosa, la mente dei genitori, e la mente generosa ed equanime.
La mente gioiosa è quella che riconosce le buone qualità del cibo e che si rallegra per la sua disponibilità e abbondanza.
La mente dei genitori è una mente che si prende cura, che sostiene e accudisce. Una mente disponibile a preparare il cibo a cuocerlo con attenzione e amore, per esempio, compiendo scelte sagge e salutari, senza fretta. Ed è anche una mente altruistica, che trae nutrimento e felicità dal condividere e dall’offrire a chi ci è caro (vale anche nei confronti di noi stessi).
La mente generosa ed equanime è invece una mente che riconosce ed incorpora il limite e la misura e che fa buon uso delle risorse per distribuirle con equanimità, senza sprechi e senza avidità. Senza accumulare per sé.
Queste tre qualità della mente sono legate fra di loro e devono essere in equilibrio: se una tra di esse prevale l’armonia si guasta.
È possibile applicare questo insegnamento al cibo? Al nostro rapporto, spesso conflittuale con esso? La risposta è sì. Facendolo con curiosità e apertura mentale ci accorgeremo che in breve tempo qualcosa di molto profondo cambierà in noi e il cibo smetterà di essere un nemico da “contenere”, trasformandosi invece in un alleato prezioso. Soprattutto tornerà ad avere – e noi saremo in grado di riconoscere – la sua funzione principale: provvedere alla nostra migliore energia vitale, a livello fisico, emotivo e “spirituale”.
Cessato il conflitto col cibo si aprirà per noi un nuovo orizzonte di consapevolezza che contribuirà a farci recuperare fiducia, coraggio, considerazione, rispetto di noi stessi. E che ci aiuterà a raggiungere in modo gentile quai risultati che inseguiamo da una vita e che proprio per un errore di prospettiva abbiamo sempre ritenuto esserci preclusi.